Come Affrontare una Bolla Tecnologica

La bolla tecnologica (in inglese dot-com bubble) è stata una bolla speculativa che si creò tra il 1997 e il 2000, quando l’indice NASDAQ raggiunse il suo punto massimo a 5132.52 punti nel trading intraday prima di chiudere a 5048.62 punti. Durante questo periodo, la capitalizzazione dei mercati dei paesi più industrializzati fece intravedere un rapido aumento del valore delle aziende attive nell’ambito di Internet e settori affini.

bolla tecnologica

La Bolla Tecnologica

In questo lasso di tempo, si assistette inoltre alla fondazione (e conseguenti fallimento) di moltissime nuove aziende del settore Internet (e più in generale il settore informatico) generalmente chiamata “dot-com”. Si trattava di società scarsamente capitalizzate, di piccole dimensioni (spesso con un solo azionista fondatore) e molto esposte in un settore fortemente sovrastimato, ovvero la condizione fondamentale alla base delle bolle speculative

Da allora, ci sono voluti ben 17 anni affinché lo S&P Information Technology Index si riprendesse. Ma agli inizi di Ottobre, i prezzi dell’indice che comprende le maggiori società tech di Wall Street, hanno raggiunto gli stessi livelli del Marzo 2000. E questo ha fatto preoccupare molti addetti ai lavori sullo scoppio di una nuova bolla tecnologica.

Ma oggi il mondo è diverso da come era nel 2000. Quest’anno il settore tech, di cui fanno parte giganti come Apple, Amazon, Microsoft, Alphabet e Facebook, ha guadagnato più del 23%, con una capitalizzazione di mercato complessiva di oltre $ 3000 miliardi! E si tratta pur sempre di un settore che è cresciuto enormemente negli ultimi dieci anni.

La differenza fra il presente e il passato, è che le società IT degli anni ’90 (molte delle quali adesso sono sparite!) spinsero i listini alle stelle per poi crollare miseramente, scatenando una crisi che oltrepassò i confini della finanza colpendo l’economia reale. La lenta ripresa, che è stata accompagnata dalla rapida crescita di Internet e dalla diffusione degli smartphone, ha allontanato certi rischi. Anche se, ancora oggi, molti si stanno chiedendo se siamo alle porte di una nuova bolla tecnologica.

A questo proposito, oggi vedremo come gli investitori dovrebbero difendersi per non esporsi eccessivamente al rischio derivante da una bolla dot-com.

Come Difendersi da Una Bolla Tech

Visti che ci sono voluti ben 17 anni affinché il settore tech si riprendesse dalla bolla tecnologia degli anni 2000 e immaginando un investitore che spinto dall’entusiasmo avesse deciso di investire nel settore tech a pochi mesi dal rivolgimento del mercato, possiamo dire che probabilmente avrebbe preso una decisione pessima! Proprio per tutelarsi da questo tipo di rischi, quando si decide di investire bisogna avere prendere delle precauzioni che possono aiutare a proteggere il capitale anche nel peggiore degli scenari.

Il segreto è quello di riuscire a diluire il proprio investimento nel tempo, così da “armonizzare” il costo di ingresso ed evitare il rischio di acquistare i titoli quando sono vicini alla loro valutazione massima. Statisticamente, questa strategia aiuta ad avere maggiori rendimenti nel medio-lungo termine.

La strategia di diluire il proprio ingresso del mercato in vari momenti, anche utilizzando un Piano di Accumulo Capitale (PAC), aiuta infatti nella maggior parte dei casi a contenere il rischio. Anche se questa non è l’unica precauzione che un investitore può prendere.

Chi investe solo nel settore tech o nell’S&P Information Technology Index, non attua la tanto utile diversificazione settoriale. Puntare su un singolo segmento lega infatti l’investimento alle sorti dello stesso. Se l’orizzonte temporale è a lungo termine, è una scelta che difficilmente paga.

Molti analisti credono però che l’indice sopra menzionato sia troppo “suscettibile” a fattori come l’inflazione. Se l’obiettivo dell’investimento è però quello di proteggere il capitale nel medio-lungo termine, sarebbe opportuno passare e scegliere di diluire il proprio ingresso nel tempo. Molto probabilmente, questo permetterebbe infatti ad un investitore oculato di ottenere buoni ritorni anche nelle condizioni di mercato più difficili.

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