Perché Investire In Reddito Passivo

Nel corso degli ultimi quindici anni, si è sentito parlare molto di reddito passivo. Per chi non lo sapesse, il termine reddito passivo si riferisce al denaro guadagnato da fonti extra-lavorative come dividendi, interessi e canoni di locazione (affitti). E’ denaro che genera altro denaro. Un fattore decisamente non trascurabile, se consideriamo che l’obiettivo finale della maggior parte degli investitori è quello di generare abbastanza reddito passivo da poter vivere comodamente al momento del pensionamento, quando non sono cioè più in grado di guadagnare uno stipendio. Quando si costruisce un portafoglio di investimento, un trucco che è possibile utilizzare per centrare l’obiettivo e guadagnare, è quello di misurare il vostro successo basato sull’importo totale di reddito passivo che il vostro portafoglio riuscirà a generare ogni anno. Vediamo ora qualche consiglio utile in merito.

Come Si Guadagna Reddito Passivo

Immaginate di avere € 10.000 in risparmi che intendete investire a lungo termine acquistando 500 azioni di General Electric a € 20 per azione. Diciamo, che il dividendo attuale sia di € 0,17 per trimestre. Questo significa che, ogni 90 giorni, si otterrebbe un guadagno di € 85. Se avete dei soldi depositati direttamente, alla fine dell’anno, dovreste avere ben € 340 sicuri sul vostro conto. Il prossimo anno, ipotizzate di investire ulteriori € 10.000, a cui andranno ad aggiungersi i € 340 dal dividendo General Electric, portando quindi il totale da investire “cash” a € 10.340. Questa volta, intendete diversificare acquistando 159 azioni di Johnson & Johnson a poco meno di € 65. Diciamo che il loro dividendo annuale è di € 2,44 per azione. Alla fine del secondo anno, avrete generato € 340 di reddito passivo dai dividendi General Electric e € 387,96 in reddito passivo dai dividendi Johnson & Johnson, per un totale di € 727,96. In questo caso, si ignoreranno del tutto le fluttuazioni del mercato azionario, concentrandosi su una cosa sola: far sì che il reddito passivo generato cresca più velocemente dell’inflazione negli anni a venire. In pratica, chi punta al reddito passivo, ragiona come il proprietario di un business a lungo termine, non come uno speculatore.

reddito passivoUno dei tratti caratteristici di un buon portafoglio a reddito passivo è che i generatori di cassa detenuti, siano essi azioni, immobili, partecipazioni in aziende private, proprietà intellettuale, diritti minerari o qualsiasi altra cosa immaginare, riesca a crescere ogni anno in modo da generare più soldi rispetto all’anno precedente. E’ importante che il tasso di crescita dei rendimenti superi il tasso di inflazione, in modo che il reddito delle famiglie sia sempre in espansione, così da avere più capitale a disposizione da reinvestire, risparmiare o spendere. Prendete ad esempio i due titoli di cui abbiamo parlato sopra. Hanno una storia di rendimenti crescenti continui: J&J, soprattutto, ha recentemente aumentato il suo dividendo per il 50° anno consecutivo! General Electric ha aumentato il suo dividendo più volte negli ultimi anni, anche se non ha ancora raggiunto il fasti che aveva prima della Grande Recessione. Ad ogni modo, una buona azienda su cui puntare è quella che è in grado e disposta ad aumentare costantemente la distribuzione di dividendi ai suoi azionisti. Altre aziende che nel tempo hanno seguito questa “filosofia” sono Kraft Foods, Coca-Cola e Pepsi. Aziende solide, dagli ottimi fondamentali e che non temono la concorrenza.

Il principale vantaggio nell’ottenere un reddito passivo annuo è che consenti di proteggersi dall’overpaying, ovvero da uno degli errori più commessi dai trader inesperti e che possono abbassare i rendimenti: pagare troppo un titolo. Uno dei principali rischi di una strategia incentrata sugli investimenti a reddito passivo sta nel cadere nella cosiddetta trappola del valore (value trap) o dividendo trappola (dividend trap). Si tratta di una condizione nella quale, per motivi differenti, un titolo o un settore sono sottovalutati. Al di là delle differenze legate al singolo comparto, o alla particolare azienda, una società è sottovalutata quando, per esempio, tratta al di sotto del valore unitario in un multiplo quale il Price to book value. In una simile situazione, gli investitori pensano che il titolo sia sottovalutato e che, quindi, possa essere un’interessante opportunità di acquisto. Tuttavia si può finire , per l’appunto, nella “trappola del valore”. Cioè, indipendentemente dai fondamentali della società, il mercato può pensare che il titolo debba essere prezzato anche al di sotto del valore considerato “a buon mercato”. Risultato? Le quotazioni restano schiacciate.

Se investite nel mercato americano, una regola generale è che se un titolo ha un prezzo di 3 o 4 volte superiore a Buoni del Tesoro USA a 30 anni, bisogna essere molto cauti. La maggior parte delle attività “a buon mercato” sono a buon mercato per un motivo. Nel mondo di oggi, se vedete un dividendo del 6%, 8%, 10%, 12% o superiore e decidete di comprare, probabilmente starete per cadere in una di queste trappole. Potrebbe trattarsi infatti di una società che ha avuto un dividendo straordinario “una tantum” dalla vendita di un prodotto. Evento che, probabilmente, difficilmente si ripeterà. Ma potrebbe trattarsi anche di un business ciclico che farà bene fino ad un certo periodo di tempo.

In ogni caso, fate sempre attenzione e siate oculati. Il reddito passivo è un’ottima fonte di guadagno extra, ma non bisogna mai essere avidi o troppo frettolosi.

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