Perché Wall Street “Voterà” Per Hillary Clinton

Le elezioni presidenziali americane sono ormai alle porte e, a pochi giorni dal voto, l’esito sembra ancora molto incerto. L’unica certezza assodata è che Wall Street preferisce Hillary Clinton al suo antagonista repubblicano! Per chiarire i motivi di questa “preferenza”, due economisti americani hanno fatto uno studio in materia e hanno concluso che esiste una certa correlazione fra momenti di debolezza di Hillary Clinton e le cadute della Borsa. L’indagine condotta da Justin Wolfers dell’università del Michigan e da Eric Zitzewitz del Darmouth College, si intitola “Cosa pensano i mercati finanziari delle elezioni del 2016?” ed è basata su un monitoraggio in tempo reale dell’andamento dei mercati azionari (futures) e valutari durante i dibattiti presidenziali. Il risultato evidente è che quando Hillary si è trovata in difficoltà, i valori di mercato si indebolivano e viceversa. Ad ogni modo, sarebbe importante capire quali sono gli aspetti di programma che hanno portato gli operatori di borsa a preferire la candidata democratica. A parte le questioni di fondo che riguardano multilateralismo e commerci e dei fondati timori di rischi e inaffidabilità impliciti di una presidenza Trump, che sarebbe in sostanza gestita “in famiglia” con figli e genero, vi sono altri aspetti più tecnici su cui i due candidati divergono.

Il grafico sottostante mostra i guadagni del Dow Jones durante i cicli presidenziali. Dai dati raccolti, si evince come i guadagni medi in borsa sotto una presidenza democratica siano di gran lunga superiori a quelli sotto una presidenza repubblicana (+82,7% a +44,8%).

Variazione % (*). Dati aggiornati al 31 Dicembre 2014.

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Come dicevamo prima, i mercati preferiscono Hillary Clinton anche per altri motivi. In campagna elettorale, la candidata democratica ha espresso l’intenzione di imporre una tassa sulle transazioni finanziarie, richiesta da alcuni dei suoi più influenti sostenitori, Bernie Sanders ed Elizabeth Warren. Al suo posto, la Clinton intende introdurre una tassa molto più contenuta sugli ordini annullati da parte degli operatori che usano algoritmi ad altissima velocità a volumi per speculare sul mercato. Donald Trump, invece, si è dimostrato più aggressivo con Wall Street e le grandi multinazionali, accusando entrambi di essere al centro di un complotto dei “poteri forti” contro gli americani, promettendo punizioni e interventi esemplari. Hillary Clinton ha un atteggiamento più pragmatico nei confronti del settore bancario, ma anche nei confronti delle società finanziarie (soprattutto hedge funds o private equity funds). Per i private equity in realtà, come Trump, vuole modificare il sistema che consente di trattare i profitti annuali come guadagni di capitale. Ma per le società finanziarie, la candidata democratica propone anche una “tariffa rischio” per le più grandi e un irrigidimento delle regole che impediscono alle banche di investire in hedge funds invece ad esempio di tasse sulle transazioni.

Comunque vada l’esito del voto, queste iniziative avranno bisogno di molto tempo per essere messe in pratica, soprattutto perché saranno incluse in un progetto di riforma fiscale di più ampie proporzioni. Ma se proprio vogliamo dirla tutta, gli hedge funds e private equity funds hanno contribuito alla campagna di Hillary per ben $ 56 milioni. Per finanziare la campagna di Donald Trump, secondo uno studio della Reuters, hanno donato soltanto $ 243.000. Lo stesso vale per le banche, i dipendenti delle più importanti 17 banche americane hanno contribuito per Hillary con un rapporto di 10 a 1 rispetto a Trump. Quattro anni fa lo stesso gruppo aveva donato al candidato repubblicano Mitt Romney il doppio di quanto avesse donato alla campagna di Barack Obama. Negli ultimi giorni si è parlato di un miracoloso recupero di Trump. Tale notizia, ha fatto andare i mercati in perdita, ma se Hillary dovesse vincere ci sarà quasi certamente un forte upside che potrebbe essere anche del 10% in pochi giorni.

fonte: Il Sole 24 Ore 

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