Hard Brexit: Possibili Effetti

E’ passato ormai più di un anno dalla Brexit, il referendum che ha sancito per volontà popolare l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Il dubbio che ancora oggi attanaglia la politica europea e gli investitori è capire come sarà l’uscita di scena. Tutto dipenderà dagli accordi che saranno presi dalla premier Theresa May, che da sempre spingeva per una “Hard Brexit”. La candidata conservatrice, seppur uscita “vincente” dalle elezioni dello scorso Giugno, non ha avuto una maggioranza rilevante e ha dovuto perciò ricorrere ad alleanze non previste per riuscire a governare. Ad ogni modo, toccherà a lei stabilire la strategia che traghetterà il Regno Unito fuori dall’Unione Europea.

 

hard brexit

 

Se le posizioni al tavolo della trattativa dovessero irrigidirsi, cosa dovranno aspettarsi gli investitori? Di sicuro, una hard Brexit troppo “problematica” non sarebbe un bene per i mercati. Infatti, eventuali tensioni potrebbero portare a nuove situazioni di volatilità finanziaria, specie se combinati con un ritorno della preoccupazioni dei mercati circa lo stato di coesione dell’Unione Europea.

La vittoria delle presidenziali francesi di Emmanuel Macron nei confronti della candidata anti-UE Marine Le Pen, è stata una boccata di ossigeno per l’Europa e i mercati. Tuttavia, ancora oggi resta aperta la possibilità di una hard Brexit e dei suoi effetti sul nostro paese. Secondo molti esperti, però, le ripercussioni in Italia sarebbero poco significative. Secondo loro non vi sarebbe nessun motivo per aspettarsi grandi ripercussioni dirette e immediate sull’economia e sul sistema bancario italiano, come confermato recentemente anche dal vice-direttore della Banca d’Italia, Federico Signorini.

L’ipotesi più plausibile è che una hard Brexit possa portare ad una svalutazione massiccia della sterlina e ad una grave recessione nel Regno Unito, tale da contrarre del 10% il volume dell’export italiano, anche se l’impatto sul nostro PIL non supererebbe il quarto di punto percentuale. Una Brexit “forte” potrebbe però aumentare la volatilità sui mercati. A preoccupare sarebbero soprattutto le divisioni interne al governo di Theresa May sulla linea da seguire, con il ministro delle Finanze Philip Hammond favorevole a una Brexit più “soft”, a maggior tutela dell’industria britannica, e il ministro degli Esteri Boris Johnson che preme per un’uscita “hard”.

Da investitori, come possiamo difenderci con uno scenario simile? Diversificando il più possibile, al fine di contrastare gli eventuali alti e bassi dei listini di borsa. La diversificazione, tuttavia, non mette al riparo da ogni rischio. Almeno nel breve periodo. Questa infatti protegge gli investitori da risultati negativi sul lungo periodo, l’unico che valga la pena considerare come orizzonte temporale. Ecco perché in un portafoglio titoli non dovrebbero mai mancare strumenti finanziari come gli ETF.

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